In questo articolo parleremo della strategia necessaria per farsi comprendere dal nostro interlocutore quando stiamo comunicando qualcosa che riteniamo importante.
In particolare parleremo del “clima emotivo” tra gli interlocutori.
Molte persone tendono a criticare l’interlocutore con cui voglio comunicare. Tanto più si ritine importante quello che si vuole esprimere, tanto più la critica è emotivamente colorita. Immaginiamo, ad esempio, quando parliamo con un figlio che si è comportato male: la tensione emotiva del genitore e del figlio saranno molto alte. Quando la tensione emotiva è alta il corpo, automaticamente, percepisce questa situazione come una situazione pericolosa. Si produce quindi un immediato stato di sovraeccitazione caratterizzato da forti tensioni muscolari e da intense reazioni emotive come la rabbia o la paura. Tutto questo causa una situazione di stress corporeo con la conseguente liberazione degli ormoni dello stress, il più famoso dei quali è l’adrenalina. Il corpo si prepara al combattimento o alla fuga. I sensi si acuiscono, le pupille si dilatano, l’irrorazione del sangue si concentra sui muscoli e la parte logico – razionale del cervello funziona pochissimo: se si deve combattere o scappare bisogna agire non pensare.
La tensione emotiva di chi critica è alta e di conseguenza anche la tensione emotiva di chi è criticato è alta. Le possibili reazioni di chi è criticato sono le seguenti:
a) La fuga, ovvero il cervello non consente alle critiche di essere comprese, ma le rifiuta semplicemente;
b) L’attacco, ovvero colui che viene criticato è assalito dalla rabbia e quindi tende ad andare in escalation emotiva, concentrandosi su come colpire l’interlocutore, senza minimamente comprendere quello che viene detto.
In entrambi i casi quello che si voleva far comprendere all’interlocutore non è “passato”. Nel caso a) nel criticato si crea risentimento nei riguardi di chi lo critica. Nel caso b), invece, l’escalation conduce alla vera e propria lite con abbondanza di attacchi personali. Come evitare questo tipo di dinamica relazionale distruttiva?
La prima cosa da fare, quando vogliamo far capire qualcosa che riteniamo importate a qualcuno, è di “scaricarsi emotivamente” Ciò può essere fatto chiudendo per un attimo gli occhi, respirando lentamente e profondamente, seguendo mentalmente il flusso dell’aria che entra dalle narici puoi scende nella trachea, gonfia i polmoni e il torace e poi segue il percorso inverso nell’espirazione. Una decina di respirazioni fatte in questo modo dovrebbero bastare per recuperare il controllo emotivo. A questo punto bisogna affrontare l’evento che vogliamo far notare al nostro interlocutore nel modo più “asettico” possibile, quasi senza coloritura emotiva. Può risultare utile cercare di concentrarsi sulla domanda: cosa è successo? Quindi facciamo una descrizione obiettiva di quanto è successo. Ora dobbiamo effettuare un passaggio difficile. Dobbiamo “metterci nei panni dell’interlocutore”, ovvero dobbiamo mostrare di aver capito le motivazioni del nostro interlocutore e fargli capire che non lo giudichiamo. L’atteggiamento non-giudicante ci permetterà di acquisire la fiducia del nostro interlocutore, che a questo punto sarà disposto ad ascoltarci. Adesso è il momento di presentare all’interlocutore le possibili alternative a quanto lui/lei hanno fatto. Proviamo ora a chiedere a lui/lei cosa immagina che sarebbe successo, nella stessa situazione, se avesse adottato una delle soluzioni alternative da noi proposte. Probabilmente concorderà con noi che quel comportamento non era adeguato o corretto.