Il dolore è un’esperienza soggettiva, influenzata da fattori culturali, dal significato della situazione specifica e da altre variabili psicologiche. I processi del dolore non cominciano con la semplice stimolazione dei recettori. Infatti ferite o malattie producono segnali neuronali che entrano in relazione con il sistema nervoso il quale comprende un substrato di passate esperienze, cultura, ansia. Questi processi mentali partecipano attivamente nella selezione, astrazione e sintesi delle informazioni che provengono dagli input sensoriali. Il dolore, quindi, non è semplicemente il prodotto finale di un sistema di trasmissione sensoriale lineare, ma è un processo dinamico che produce continue interazioni con il sistema nervoso. Quindi, considerare solamente la caratteristica sensoriale del dolore e ignorare le sue proprietà motivazionali-affettive, porta ad avere una visione del problema limitata ad una sola parte. Le diverse dimensioni vengono espresse in modo differente nel dolore acuto o in quello cronico. Infatti, nel dolore acuto la dimensione sensoriale è la più importante, nel dolore cronico i fattori affettivi e valutativi assumono una rilevanza maggiore. Il dolore acuto terminata la stimolazione dolorosa cessa immediatamente, mentre il dolore cronico continua anche dopo la stimolazione dolorosa.
Mente e corpo sono strettamente interconnessi e l’uno influenza l’altro: il pensiero influisce in maniera significativa sul nostro corpo ed è sorprendente quanto esso possa influenzarlo in senso negativo, ma anche positivo. Il nostro stato di salute e il dolore, in particolare, sono profondamente correlati. Vi è una vasta gamma di patologie scatenate o aggravate da fattori emotivi: Il dolore è una di queste. Saper utilizzare la nostra mente può aiutarci a gestire meglio questo complesso fenomeno che è il dolore: un fenomeno universale che ciascun individuo vive in maniera personale ed unica, una condizione talmente logorante che arriva a lacerare i significati correnti della vita di chi ne viene travolto.
Diversi autori hanno dimostrato che la meditazione è in grado di influenzare, al pari della morfina, aree cerebrali che controllano lo stimolo doloroso abbassandone l’intensità.
La meditazione avrebbe quindi un effetto analgesico e ciò probabilmente perché la meditazione agirebbe su aree cerebrali che costruiscono l’esperienza dolorosa a partire da segnali algogeni provenienti dalla periferia del nostro corpo; è indubbio affermare che la meditazione è in grado di ridurre quelle condizioni psicologiche come ad esempio lo stress, che produce uno squilibrio del sistema nervoso autonomo causando variazioni che si traducono in un aumento del dolore esperito.
La meditazione riesce dunque a produrre uno stato di normalità cerebrale in grado di modificare la percezione del dolore e ridurre lo stress ad esso correlato.
Si hanno esperienze della meditazione e delle sue applicazioni in diverse condizioni di dolore e disturbi invalidanti; essa, in supporto alla medicina convenzionale potrebbe dare ottimi risultati.
La meditazione agirebbe su alcune aree specifiche del sistema nervoso centrale coinvolte nella percezione del dolore; con tecniche di neuroimaging è stato possibile studiare la relazione tra l’attività di specifiche aree cerebrali e le funzioni cerebrali ad esse connesse attraverso le variazioni dei flussi ematici cerebrali di quelle stesse aree coinvolte e la meditazione determinerebbe la riduzione dell’attività di quelle aree deputate alla percezione del dolore.
E’ su queste considerazioni che si innesta il lavoro pionieristico di Jon Kabat-Zimm il quale nel 1979 fonda la Stress Reduction Clinic all’Università del Massachusetts, sviluppando il programma chiamato Stress Reduction and Relaxation Program (Programma per la Riduzione dello Stress e per il Rilassamento), basato su un adattamento terapeutico, non religioso, dei contenuti del buddismo. In seguito questo programma si trasformò in un corso/percorso della durata di otto settimane ribattezzato MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction), ovvero (N.d.R. la traduzione è piuttosto libera) programma di riduzione dello stress basato sulla meditazione di consapevolezza. L’MBSR diviene un successo mondiale tanto che Kabat-Zimm fonda il Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society che è un centro di interesse mondiale.
Quindi, ricapitolando, la meditazione può essere, insieme alle terapie della medicina “ufficiale”, un grande supporto nel trattamento del dolore cronico.